Castelli della Sicilia: viaggio al centro dell'isola

Ideale per: Ragazzi-Gruppi Tipologia: Impegnativo Mezzi: Misto Giorni: 5 Province: Enna;Caltanissetta Città: Enna;Caltanissetta;Mussomeli;Mazzarino;Butera;Gela

Descrizione

"Giusto è che questa terra, di tante bellezze superba,
alle genti si additi e molto si ammiri,
opulenta d'invidiati beni
e ricca di nobili spiriti
”.



Prendendo spunto da Lucrezio e il suo "De rerum natura", iniziamo un viaggio tra la storia e la fantasia, così come deve essere un itinerario dei Castelli.
D'altra parte, non v'è storia o leggenda che non evochi un castello, e non v'è Sicilia che non evochi leggenda.
Andremo dunque a leggere la storia e le storie della Sicilia incise nelle pietre dei castelli, storie di dame e cavalieri, di amori e tradimenti, di invasori, assedi, congiure. Storie di grandezza, storie siciliane.



Son oltre 200 i castelli della Trinacria, poiché tante, forse altrettante, sono state le dominazioni succedutesi.
I conflitti feudali, le lotte tra baronaggio e corona, così come le velleità e le ostentazioni dei sovrani, hanno pervaso la Sicilia di castelli.
Dalle torri del periodo normanno al genio di Riccardo da Lentini durante il periodo Svevo di Federico II, fino al secolo d'oro nel 300/400, con le potentissime famiglie dei Ventimiglia, Chiaromonte e così via.
Ci è impossibile includerli tutti, o anche solo gran parte, in un solo itinerario. Abbiamo così scelto di limitare la scelta dei castelli solo per pertinenza di provincia, includendo quindi in questo itinerario solo i Castelli di Enna e Caltanissetta.



E allora, giù i ponti levatoi: benvenuti nella Sicilia dei Castelli!

Giorno 1

Enna - Castello di Lombardia


Il tour inizia dal cuore dell'isola, "l'ombelico della Sicilia": Enna. È il capoluogo più alto d'Italia, con i suoi 950 metri di altezza.
Fin dall'approssimarsi alla città, si riesce a scorgere, abbracciata da una coltre di nebbia, il Castello di Lombardia, che si trova proprio nel punto più alto di Enna.
Di origine Sveva, è considerato da molti illustri studiosi addirittura il più antico e imponente di tutta la Sicilia.
Le sue origini risalgono a circa 2.000 anni fa, e la paternità della sua primissima edificazione appartiene ai Sicani, popolo indigeno della Sicilia.
Fu attorno ad esso che nacque il primo nucleo di Henna; ha pianta pentagonale ed aveva ben 20 torri quadrate a scandire le mura di cinta (oggi ne sono rimaste visibili solo 6). Dei 3 cortili interni, uno è stato adibito in tempi recenti a teatro.
Il suo nome è dovuto al racconto secondo cui, durante la dominazione Normanna, dei soldati lombardi cercarono di porsi in sua difesa.
In seguito all'avvicendarsi delle varie dominazioni, presenta insieme elementi bizantini, normanni e svevi.
All'interno sono ancora visibili e visitabili la chiesetta privata e l'abitazione dell'imperatore Federico III d'Aragona.


Rocca di Cerere


In prossimità del castello, nello sperone Est di Enna, sorge la Rocca di Cerere. In effetti, il castello fu costruito proprio sul suolo che nel V sec. ospitava il santuario dedicato al culto della Dea delle messi, posto proprio in direzione del sole nascente; da qui si gode un panorama mozzafiato che spazia dalla cima dell'Etna al lago di Pergusa fino al Parco delle Madonie.


Torre di Federico II


Eppure il maggiore simbolo architettonico di Enna è la Torre di Federico II, che sorge in cima ad una collinetta alberata a circa 950 metri di altezza.
Parte del complesso militare di Castello Vecchio, ha una straordinaria importanza geodetica, tanto che pare rappresenti l'esatto centro geografico della Sicilia.
Progettata da Riccardo da Lentini come residenza estiva di Federico II, ha forma ottagonale e presenta all'interno due sale poste al primo e al secondo piano.
La sua importanza è dovuta anche ad un eccezionale evento storico e ad una curiosità:



  • fu qui che Federico II convocò il primo Parlamento Siciliano;

  • fu dalla cima di questa torre che gli astronomi disegnarono l'assetto viario e la divisione amministrativa della Sicilia nelle 3 "Valli": Val di Mazara, Val di Noto e Val Demòne.


Castello di Sperlinga


Ci si sposta nel pomeriggio a Sperlinga, a pochi km da Nicosia, per visitare la spettacolare fortezza scavata nella roccia.
Anche questo reso fortezza da Federico II, presenta un impianto estremamente originale: tutto quanto il centro abitato si sviluppa intorno al Castello di Sperlinga; decine di grotte, circa 50, costituivano la cittadella bizantina, e molte di esse sono state adibite oggi a museo Etnoantropologico.
Tutto l'impianto costruttivo si basa sulla roccia: la maggior parte degli ambienti interni infatti sono scavati nella roccia, quali stalle, depositi, persino prigioni, e la scalinata intagliata nella pietra che conduce fino alla vetta dell'immancabile torre d'avvistamento. Da qui, lo spettacolo paesaggistico è davvero impareggiabile.
All'interno non è rimasto tantissimo, ma sono ancora visibili la sala di rappresentanza, la cappella, e soprattutto la bifora, considerata monumento nazionale.


Curiosità


Il castello di Sperlinga fu teatro di una originalissima vicenda: durante i Vespri, infatti, Sperlinga fu l'unico centro in tutta l'isola ad appoggiare gli Angioini. Questi si rifugiarono per ben 13 mesi in questo castello opponendo una strenua, seppur alla fine inutile, resistenza contro i ribelli siciliani.


Giorno 2


Caltanissetta - Castello di Pietrarossa


Nel secondo giorno cambiamo provincia, e passiamo nel nisseno, per visitare i Castelli di Caltanissetta.
Si parte dal Castello di Pietrarossa, dalle origini incerte, così come incerta è in parte l'etimologia del nome, che pare comunque rifarsi al colore dei mattoni utilizzati per la sua costruzione, alcuni dei quali ancora visibili di colore rosso sulla cima della roccaforte.
Il castello si trova a ridosso della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, e la particolarità della sua posizione sta nella quasi inaccessibilità, in quanto si erge a picco su un burrone.
La sua storia è piuttosto controversa: come accennato, le origini sono incerte, ma le ipotesi più accreditate attribuiscono ai Sicani, popoli indigeni della Sicilia, la primissima edificazione del Castello, che passò poi in mano ai bizantini, agli arabi, e con gli Aragonesi raggiunse il massimo splendore, in quanto fu scelto come sede di 3 Parlamenti Siciliani.
Tuttavia la sua gloria crolla, letteralmente, nel 1567 in seguito ad un terremoto, che lasciò in piedi soltanto una torre, alcune mura e bastioni ed un ponte di comunicazione.
Da lì in poi, venne prima sfruttato come cava di pietra da costruzione ed addirittura i suoi sotterranei adibiti a carceri.
Nel 1600 nei sotterranei fu trovato il cadavere della nipote di Ruggero d'Altavilla, la contessa Adelasia, riconosciuta grazie ad una corona in rame con le indicazioni del nome e della progenie.


Castello di Mussomeli


In un'ora circa percorriamo i 50 km che separano Caltanissetta da Mussomeli, per andare a visitare una delle fortezze sicuramente più inaccessibili della Sicilia intera.
Il Castello di Mussomeli è di epoca Chiaromontana, voluto da Manfredi III, e si erge a circa 80 metri su un massiccio calcareo.
La sua straordinaria architettura pare fondere il castello con la stessa roccia, sfruttando al massimo l'appoggio della rupe anche generando irregolarità lungo le mura di cinta, che però hanno un piano d'appoggio praticamente indistruttibile.
Sia le finestre che le porte d'ingresso della facciata del castello hanno alcuni elementi dello stile gotico, secondo i canoni chiaromontani riscontrabili anche in altre costruzioni come lo Steri di Palermo.
Se l'esterno lascia allibiti per imponenza e senso di robustezza e inaccessibilità, l'interno è davvero strabiliante: vi si accede da un ponte levatoio seguito da portico con arco ad ogiva, e si presentano enormi sale con volte a crociera, stalle che potevano contenere fino a 50 cavalli, pavimentazioni con pietre di fiume, e l'immensa Sala dei Baroni o Sala del Trono, di 20 metri per 7.
Da qui, tramite un piccolo corridoio, si giunge dapprima alla saletta con pianta triangolare chiamata "delle 3 donne", e poi alla Sala del Camino, con un camino appunto scavato nella parete.
Segue la regale camera da letto, con volte a crociera che poggiano su 6 mezze colonne.
Si raggiungono i sotterranei attraverso una scala: questi, scavati nella roccia, presentano la sala d'armi, prigioni e pozzi, alcuni completamente al buio: questi ultimi, chiamati "camere oscure" dal popolo, pare fossero teatro di atroci delitti.
Dall'atrio del castello si raggiunge la Cappella della "Madonna della Catena", con due volte a crociera divise da un arco mediano e l'abside con elementi barocchi, sintomo che questa parte fu quella più lungamente abitata.
In cima alla roccia, si trova il Maschio, chiamato dai nisseni "Mulino a Vento".



Dopo il suo abbandono nel XVII secolo, fu ripreso da Pietro Lanza di Branciforte e Francesco Lanza di Scalea nel 1910, che investirono nel suo restauro.
Oggi è proprietà della Regione Siciliana.


Leggende


Si narra che il Castello di Mussomeli sia infestato da oscure presenze, fantasmi di personaggi vittime di tragedie, che persero la vita proprio nelle sale del maniero. Per questo, continuano a vagare in cerca della redenzione eterna, manifestando talvolta la loro presenza: soldati impazziti, fanciulle uccise per gelosia. cavalieri eretici: ecco i fantasmi del Castello di Mussomeli!


Il soldato innamorato


All'epoca di Manfredi Chiaromonte, vi era un soldato la cui audacia sfiorava la follia: costui, follemente innamorato della figlia di Manfredi, ebbe l'ardire di sfidarlo per conquistare l'agognato amore della sua dama.
Manfredi, uomo sicuramente risoluto e determinato, considerò questa sfida un affronto di tale gravità che fece rinchiudere il povero soldato in una torre, fino a farlo morire di inedia.
Ancora oggi, lo spettro del soldato innamorato vaga per le stanze del castello in cerca di pace.


Le tre sorelle con le scarpe in bocca


Il castello di Mussomeli fu un tempo abitato dal giovane principe Federico e le sue tre sorelle Clotilde, Margherita e Costanza.
Le fanciulle erano davvero molto belle, ed il principe molto geloso. Un giorno, il principe dovette rispondere alle armi, e correre in battaglia: come comportarsi allora, con le tre sorelle? Nessuno avrebbe potuto tenerle in custodia, e di certo non poteva lasciarle da sole alla mercé di malintenzionati, così le murò all'interno di una stanza, lasciando loro il cibo necessario per il tempo della guerra.
Purtroppo, come spesso accade, il conflitto si protrasse più a lungo del previsto, e le riserve di cibo presto si rivelarono insufficienti per le 3 povere donne.
In preda alla disperazione e ai morsi della fame, tentarono persino di mangiare le loro scarpe.
Al ritorno dalla guerra, il principe Federico, in ansia per la salute delle amate sorelle, trovò i loro cadaveri con ancora le scarpe in bocca.
Da allora, la stanza fu chiamata "delle 3 donne".


La Baronessa di Carini


E' tra le mura del Castello di Mussomeli che si rincorrono le anime di Cesare e Laura Lanza, la nota Baronessa di Carini.
Quest'ultima, andata in sposa al Barone di Carini a soli 14 anni, pare fu sorpresa dal padre Cesare in intimi atteggiamenti con il suo amico d'infanzia Ludovico Vernagallo di Montelepre: in preda a folle ira Cesare strangolò la figlia, rea di aver macchiato l'onore della casata.
Dopo la ira, subentrò lo sdegno, la vergogna e il rimorso, e Cesare Lanza si rifugiò nel suo castello di Mussomeli cercando in ogni modo di rimuovere dalla sua memoria l'accaduto o espiare le sue colpe.
Ciò non fu per lui facile, poiché pare che lo spirito della figlia, ancora desiderosa di comprendere il perché di tanta rabbia e crudeltà, lo abbia raggiunto fino alla roccaforte di Mussomeli, e lì rimane ancora oggi, rincorrendo l'anima del padre.
Sono moltissime le testimonianze che raccontano di aver visto una fanciulla dal bell'aspetto aggirarsi per le sue stanze, con indosso abiti cinquecenteschi, o in ginocchio in preghiera nella cappella del castello.


Il Fantasma del Castello


La storia del fantasma del castello ha dello straordinario, soprattutto perché fu raccontata in prima persona... dal fantasma stesso!
Siamo nel 1975 quando Pasquale Messina, custode del castello, dopo aver congedato l'ultimo gruppo di turisti in visita, si accomoda in una stanza vicino alla finestra, sentendo una brezza glaciale intorpidire il suo corpo. Tutto a un tratto, vide materializzarsi dinanzi ai suoi occhi la sagoma di un uomo giovane e bello: "Il mio nome era Guiscardo de la Portes".
Il giovane Guiscardo cominciò a raccontare la sua storia ad un attonito Pasquale Messina: era innamoratissimo della sua sposa, Esmeralda, quando nel 1392, proprio mentre costei portava in grembo il frutto del loro amore, Guiscardo fu chiamato dal Re Martino a sedare delle rivolte in Sicilia.
Al termine della battaglia, di ritorno verso casa, fu preso di soppiatto da alcuni soldati: erano gli scagnozzi di Don Martinez, un signorotto che non sopportò il rifiuto di Esmeralda, che gli aveva preferito il bel Guiscardo.
Quando rinvenne, sentiva il suo corpo cedere: la gamba gli doleva e stava già andando in cancrena, ed il primo pensiero fu rivolto alla sua amata ed al pargolo in arrivo.
Nonostante fosse cristiano, la collera fu tale che, anziché pregare Iddio, imprecò contro di lui, ed un attimo dopo spirò.
In quel momento, la sua anima si separò dal suo corpo, e 4 anime lo avvicinarono, comunicandogli che per espiare il peccato mortale di cui si era macchiato, la bestemmia, Dio lo aveva condannato a vagare per mille anni sulla Terra.
Da allora Pasquale divenne il confidente del trapassato Guiscardo, e moltissimi furono i curiosi che cercarono, talvolta a quanto pare con successo, di incontrare il fantasma del Castello!


Giorno 3


Delia - Il Castellaccio


Ci spostiamo a Delia, circa 40 km da Mussomeli, per visitare il "Castellaccio", fortezza di origine araba posta su un massiccio calcareo.
Dalla sua cima si domina tutta la vallata, e la sua posizione strategica lo rendeva baluardo militare lungo il collegamento tra Catania ed Agrigento.
Come accade per il Castello di Mussomeli, anche qui la roccia calcarea costituisce il basamento della fortezza, della quale sono individuabili 4 livelli: un primo livello che segue il pendio naturale, risultando quindi piuttosto irregolare, il secondo posto sopra la volta d'ingresso, il terzo, l'unico ambiente chiuso del castello ed il 4 con il camminamento lungo la cinta merlata.
L'importanza del castello, oltre che per la sua imponente costruzione, è legata anche agli avvenimenti storici dei Vespri siciliani.


Mazzarino - "U Cannuni" e il Castello di Grassuliato


Un delizioso centro barocco ma dall'animo "medievale", vista la presenza del "Cannuni", così come gli abitanti chiamano il Castello di Mazzarino o Castelvecchio.
L'appellativo è dovuto alla particolare forma della torre che lo caratterizza, molto grande e cilindrica, esattamente come un grosso cannone.
Le sue origini pare si collochino in epoca romana, anche se fu sottoposto a parecchie modifiche nel corso delle successive dominazioni, dai bizantini agli arabi, fino all'attuale conformazione tipicamente feudale.
La sua forma originariamente doveva essere composta da 4 "cannoni", ovvero 4 torri cilindriche collegate da mura merlate che proteggevano gli ambienti e la corte interna.
Le torri occidentali erano di dimensioni maggiori rispetto alle altre orientali, ed all'interno presentavano tre livelli collegati tra loro da una scala a chiocciola ricavata dalla stessa roccia.
Per preservarne il valore dal decadimento del tempo, è stato creato un teatro nella parte sud est all'esterno del maniero, con spettacoli estivi ed una visuale che, oltre il Castello, spazia fino all'Etna.
Oggi il castello è di proprietà del Comune di Mazzarino e visitabile.
Giacché siamo a Mazzarino, è qui visibile un altro agglomerato noto come il "Castello di Grassuliato"; in realtà i suoi ruderi non sono facilmente accessibili, per cui è suggerita la sua visita solo a escursionisti esperti.
Il nome dovrebbe derivare dal romano "arx Saliatum", ovvero Castello dei Saliati: costoro erano i Sacerdoti di Marte, ed a questa divinità era intitolato un tempietto accanto al castello.


Giorno 4


Castello di Butera


Inglobato nel centro abitato, il Castello di Butera era la roccaforte del paese e principale baluardo, insieme alla conformazione geografica del suo centro storico, che si erge su una scoscesa collina a circa 400 metri di altezza.
Di origine arabo-normanna, oggi la corte interna costituisce la piazza pubblica, e ciò che ne rimane all'interno è adibito a spazio espositivo.
Come gran parte dei castelli, originariamente la sua conformazione prevedeva delle torri rinforzate legate tra loro da cinta murarie; oggi rimane soltanto una delle torri e la scala esterna per l'accesso al secondo livello della stessa.
Recenti restauri hanno permesso di risalire a cisterne interrate per la conservazione di aridi e liquidi, ed altri con frammenti di ceramiche medievali.
Di gran pregio una bifora recuperata dai restauri, nella facciata prospiciente la piazza.


Castello di Falconara


Ci spostiamo verso il mare, per visitare l'unico castello nisseno che si affaccia sul Mediterraneo.
Si tratta del Castello di Falconara, che prende il nome dalla Torre, che costituiva in origine l'interno nucleo dell'attuale castello, utilizzato dai Santapau di Butera per l'allevamento dei falconi.
Assunse l'attuale conformazione in seguito al passaggio ai Branciforte. Nell'Ottocento passò in dote al conte tedesco Georg Wilding, e furono aggiunti alcuni corpi che mutarono radicalmente l'aspetto originario, con un grande salone ed un terrazzo panoramico a strapiombo sul mare; inconsapevolmente, il conte lo adeguò alla destinazione d'uso che assume oggi, ovvero quella di struttura alberghiera.
Il passaggio ai Chiaramonte Bordonaro hanno impreziosito l'interno, con sale e ambienti che conservano trofei di caccia, ricche ceramiche, così come l'esterno: l'attuale Falconara Charming House infatti vanta un lussureggiante parco, piscina, ed una rarissima specie di Fico d'India a fiore a palme rotonde: l'unico altro esemplare in Sicilia è rinvenibile solo nell'Orto Botanico di Palermo.
Le sale si prestano magnificamente a banchetti e cerimonie: la Sala della Torre, il Salone degli Uccelli, nonché gli appartamenti per gli ospiti.


Giorno 5


Castelluccio di Gela


Dedichiamo l'ultimo giorno a Gela ed al suo "Castelluccio", in cima ad una collina di gesso.
Le sue origini risalgono al periodo svevo di Federico II.
Passato successivamente agli aragonesi, subì parecchi danni soprattutto in seguito ai bombardamenti della Grande Guerra.
La sua struttura ha una pianta rettangolare con due imponenti torri quadrangolari: quella ad ovest conserva una sala al piano superiore ed una cisterna a quello inferiore, mentre l'altra torre reca una cappella scavata nella parete.
Le due linee di finestre fanno presumere la presenza di più piani: tuttavia, nulla rimane oggi del piano superiore, mentre a quello inferiore sono rinvenibili i resti di alcune sale adibite probabilmente a stalle e scuderie.



Chi vorrà rilassarsi dopo la visita del castello, troverà a Gela ogni tipo di intrattenimento; i più assetati di storia e cultura troveranno anch'essi pane per i loro denti: Gela è infatti uno dei centri archeologici e storici più importanti del mediterraneo.
Si potrà quindi dedicare il resto della giornata alla visita delle Mura Timoleontee presso Capo Soprano, o le Terme Ellenistiche, l'Acropoli.
In base alla stagione, se il tempo lo consente, si potrà trovare refrigerio lungo le coste gelesi, tra calette rocciose e spiaggia di sabbia dorata, caratterizzate dalla presenza dei gigli di mare e della ginestra bianca.

Seguici su Facebook